VACUUM La conquista del vuoto_Studio

“… Mi inquietavano quella impressione di vuotezza, quel corpo senza espressione, quel muoversi quasi senza volontà, quello sradicamento strano in un personaggio così amato e così desiderato… a differenza di tutte le altre grandi protagoniste della tragedia (penso a Medea, Ecuba, Fedra, Cassandra…) Elena si sottraeva, sfuggiva… e non aveva parole, almeno non parole che riuscissero finalmente a darle un volto: l’espressione di un volto, non solo la bellezza acclarata da tutti. Si aveva l’impressione che non Elena esistesse, ma le reazioni degli altri, le immagini degli altri, i racconti degli altri, i comportamenti degli altri in suo nome.”
(Patrizia Politelli, Elena. Laddove la parola manca).

“VACUUM. La conquista del vuoto_Studio è un assolo che prende ispirazione dalle mutevoli sfumature del personaggio mitico di Elena di Troia (senza svelarla in modo descrittivo) per tracciarne i tratti archetipici e una loro possibile evoluzione-risoluzione. Elena è una donna “irregolare”, contraddittoria, moderna e sorprendente in un mondo prevalentemente fallocentrico. Suscita sentimenti diversi: amore, attrazione, odio, condanna, comprensione. Di origine semidivina, appare bellissima e pericolosa, in balia degli eventi e di un volere divino contro i quali nulla può. La sua colpa sembra non stare in un atto ma in un non-agire, in un sottrarsi. In nome di lei, allo stesso tempo vittima e “oscuro oggetto” del medesimo desiderio, si compiono stragi e inganni.
Il lavoro è un’ode a chi non si sente mai a casa, a chi fluttua nel proprio vuoto saturo di immagini altrui, a chi cerca la propria ‘Parola’. È un gioco sull’annullamento e il rafforzamento di parti di sé nel tentativo di riscoprirsi, deformarsi e riformarsi, secondo Necessità. È un viaggio tra iconografie del femminile sacro, del bestiale, del mondo greco: immagini che si animano e dialogano in un paesaggio quasi onirico nella pellicola liminale tra l’interno e l’esterno. È un moto di ricerca, così antico quanto attuale, di (im)possibile e permanente autoliberazione da sé stessi.

Ideazione, Coreografia e Danza | Concept, Choreography and Performance
Ilenia Romano

Suono | Sound
Edoardo Maria Bellucci

Disegno luci | Light 
Leonardo Badalassi 

 

Produzione | Production
PinDoc

Co-produzione | Co-production
Umbria Danza Festival

Col sostegno di | With the support of
Armunia, Home Centro Creazione Coreografica, Anghiari Dance Hub, Viagrande Studios, IterCulture

“… I was worried about that impression of emptiness, that body without expression, that moving almost without will, that strange uprooting in a character so loved and so desired… unlike all the other great protagonists of the tragedy (I am thinking of Medea, Hecuba, Phaedra, Cassandra…) Elena slipped away, escaped… and she had no words, at least not words that could finally give her a face: the expression of a face, not just the beauty recognized by all. You had the impression that Elena did not exist, but the reactions of the others, the images of the others, the stories of the others, the behavior of the others in her name.”
(Patrizia Politelli, Elena. Laddove la Parola manca).

VACUUM. La conquista del vuoto_Studio is a solo that takes its inspiration from the changing nuances of the mythical character of Elena of Troy (without revealing her in a descriptive way) to trace her archetypal traits and their possible evolution-resolution. Elena is an “irregular” woman, contradictory, modern and surprising in a predominantly phallocentric world. She arouses different feelings: love, attraction, hate, condemnation, understanding. Of semi-divine origin, she appears beautiful and dangerous, at the mercy of events and a divine will against which nothing can. Her fault does not seem to lie in an act but in a non-action, in a withdrawal. In her name, at the same time victim and “obscure object” of the same desire, massacres and deceptions are carried out.
The work is an ode to those who never feel at home, to those who float in their own emptiness saturated with images of others, to those who seek their own ‘Word’. It is a game about annulling and reinforcing parts of oneself in an attempt to rediscover, deform and reform oneself, according to Necessity. It is a journey through iconographies of the sacred feminine, of the bestial, of the Greek world: images that come alive and dialogue in an almost dreamlike landscape in the liminal film between the inside and the outside. It is a search movement, as ancient as it is current, of (im)possible and permanent self-liberation from oneself.